Casale Monferrato, 4 giugno 2016


CARI AMICI VOLONTARI CHE GESTITE
IL RIFUGIO DELLE MARMOTTE in Val di Rhemes
IL RIFUGIO FRASSATI nella Valle del Gran San Bernardo
IL RIFUGIO DEGLI ANGELI in Valgrisenche
Desidero scrivervi alcuni pensieri all’inizio di una nuova estate a servizio dei più poveri.
Sono Don Marco Calvo, detto “Don Ma”, e un po’ per storia (iniziai io con un gruppo di ragazzi
l’avventura della costruzione del rifugio in Valgrisa), un po’ perché ho lavorato più settimane nei
campi per tutti e 3 i rifugi, un po’ perché conosco e sono amico dei responsabili di ogni rifugio,
insomma sono il presidente dell’Associazione Rifugio degli Angeli di cui qualunque gestore
volontario nei nostri 3 rifugi fa parte “automaticamente” e che abbiamo costituito nel 2006 per
rendere possibile una gestione di volontari per le opere che abbiamo messo in piedi.
Lo spirito dell’Associazione vuole essere quello dell’OMG che è un movimento di ragazzi che si
impegnano ma che giuridicamente non esiste.
L’occasione di questa lettera viene dalla nuova gestione dell’Affittacamere “Rifugio delle
Marmotte”, in Val di Rhemes, a 2140 m., presso l’alpeggio Entrelor. In 7 settimane i ragazzi hanno
ricostruito una vecchia stalla trasformandola in una specie di Bed and Breakfast di montagna,
proprio dentro al Parco del Gran Paradiso. Inaugurato il 1 agosto 2015, in una bellissima giornata
di luce e azzurro, a nome dei ragazzi ho chiesto che anche l’affittacamere facesse parte della stessa
associazione che in qualche modo rappresenta l’OMG in Valle d’Aosta.
Così abbiamo 3 rifugi che vengono dal Mato Grosso e che devono avere lo stesso spirito e lo
stesso stile di gestione.
QUALE SPIRITO?
I rifugi sono stati costruiti con il lavoro e il sacrificio di tanti ragazzi e la generosità di tanti
benefattori. Anche a me a volte sembra impossibile che si sia fatto tanto lavoro. Sarà naturale
quindi che anche chi gestisce metterà impegno e sacrificio nel portare avanti l’opera, raccogliendo
il testimone passatoci dai ragazzi. Chi veniva a lavorare saliva in montagna PER USCIRE
FUORI DAL MONDO. Per questo ad ogni gestore chiediamo di fare una settimana sobria,
senza portare con sé computer, musica, giochi elettronici e diminuendo il più possibile l’uso dei
telefoni. Questa semplicità farà bene e creerà un ambiente bello, diverso, “di montagna”.
Nell’Operazione c’è l’AUTOTASSA: “mi pago le spese, il mio servizio non deve incidere sul ricavato in
nulla”. Questo è un distintivo preziosissimo: “aiuto i poveri e ancora ci rimetto” è il nostro modo per
vivere un vero disinteresse che troppe volte la nostra società ha dimenticato. L’autotassa copre le
spese di cibo per vivere al rifugio, ma è bene ricordarci anche che i soldi dei poveri non si toccano
per la manutenzione o i miglioramenti della struttura. Per queste cose chi vede il bisogno si
preoccuperà di fare collette tra amici, di cercare benefattori per i materiali e gli oggetti utili, di fare
iniziative nei propri paesi (cene, lavori appositi, ecc.). Solo la spesa del cibo e dei prodotti di
consumo per i clienti sarà detratta dal ricavato, sapendo che anche per questo ognuno può aiutare
cercando benefattori che regalino e facciano sconti, così da inviare più aiuti possibili in missione.
LO STILE con cui accogliamo i clienti dirà lo spirito che si vuol vivere.
ACCOGLIERE BENE, con delicata attenzione, ogni persona che entra è un modo di essere vero,
che dovremmo riportarci scendendo a valle.
IL THE DEL BENVENUTO fa trasparire l’ideale molto più di tante spiegazioni.
FAR DA MANGIARE BENE è per dire “ci tengo ai poveri e lo faccio servendoti al meglio”.
Per me l’essenzialità (magari mangiando ciò che avanza), per te il meglio e senza misura”: chi si
sente accolto bene e capito apre molto più il cuore al messaggio che vogliamo trasmettere. E
vedrete che se qualcuno se ne approfitta altri saranno più generosi.
Per questo sarà naturale, con parole semplici, chiedere ai clienti di diventare, con quello stesso
pranzo o pernottamento, “sostenitore” dell’Associazione:
“ti sei trovato bene? Ti lasciamo questa tesserina che dura fino a dicembre e dice che sei contento di quello che hai
visto. Per noi è un segno di stima. E ci permette di aiutare i poveri mandando tutto il netto in missione”.
Proprio perché si mandino i soldi in missione è una cosa buona che chi è al rifugio si interessi
delle cose che si fanno oltreoceano per sapere comunicare, anche solo con poche parole, a chi è
interessato. A volte è capitato che gruppi che sono passati hanno poi fatto una raccolta viveri
tornati a valle oppure che alcuni clienti siano andati alle nostre mostre dei mobili o che abbiano
deciso di conoscere gli altri nostri rifugi.
L’esperienza mi spinge a suggerirvi di imparare i nomi delle vette e dei sentieri per un miglior
servizio a chi accogliamo.
E poi …. permettetemi di dirvi che abbiamo iniziato ad andare in montagna per fare come San
Francesco: nella natura, in essenzialità, per costruire usando i sassi (lui chiese, noi rifugi).
Ma senza nominarlo tanto, siamo saliti in montagna per cercare Dio.
Ecco che, con lo sguardo tra i cieli e le vette, con il cuore accogliente verso clienti e compagni di
gestione, vi auguro che i rifugi vi facciano nascere il desiderio di CHI ci può accogliere alla fine
della camminata della vita.
Grazie di cuore a nome dei poveri e dei ragazzi, buon servizio,
Don Marco