Casale Monferrato 5 giugno 2020


Cari ragazzi e adulti volontari dell’Associazione Rifugio degli Angeli,


desidero scrivervi all’inizio di questa estate così strana e incerta.
Diciassette anni fa iniziavamo a costruire il primo rifugio in Valgrisenche, contenti di ritornare alla natura, di vivere più poveri, di aiutare i poveri. Da lì un vento di energia e spirito ha mosso i cuori di tanti ragazzi e adulti che hanno costruito e gestito il Rifugio degli Angeli, il Rifugio Frassati e il Rifugio delle Marmotte. Chi arriva ora ai rifugi coglie solo qualcosina di quello che è stato costruirli e ora gestirli, ma ho sempre pensato che per chiunque arrivasse fossero Rifugio per l’anima almeno tanto quanto per il corpo. L’aria diversa della montagna dentro al Rifugio è aria diversa di vita, del modo di guardare alla vita, è aria diversa che spinge in altra direzione dai venti inquinati delle pianure da cui non riusciamo ad uscire.

Ancor di più quest’anno i nostri Rifugi devono far respirare un’altra aria.
E’ un altro modo di leggere questo tempo che non sia solo covid o pil, paura o rabbia, isolamento e tecnologia.
C’è da ricordarsi innanzitutto che i poveri pagano più dei ricchi le malattie. E in missione hanno più bisogno diprima.Siamo preoccupati per gli sviluppi che ci possono essere giù. E allora bisogna mettersi al lavoro, anche se si farà più fatica per ottenere meno, con lo slancio di chi si commuove e non il calcolo di chi valuta costi e benefici. C’è bisogno di tutti per riaprire ancora e fare bene come gli anni scorsi!
Se ci diranno “ora c’è bisogno qui”, noi sereni diremo “è vero, ma anche là e non abbandoniamo nel momento della difficoltà i nostri amici che con noi hanno spostato questi sassi pesanti e ora sentono il peso molto più grande di chi si trova senza cibo”.
Abbiamo scoperto che siamo legati gli uni agli altri e il mio modo di fare può fare bene o male a te. Con un po’ di apprensione mi assumo la responsabilità dell’apertura dei tre Rifugi, ogni volontario senta la responsabilità di fare servizio seriamente, senza sconti od originalità, contento di mettere in pratica le cose decise insieme. Ancor di più quest’anno mi devo fidare di ognuno di voi, anche di chi non conosco, e sono contento di farlo anche se c’è una dose di rischio. Siamo legati in cordata, la serietà di tutti ci farà arrivare in cima. Ne vale la pena. Insomma ci va un po’ più di coraggio e un po’ più di responsabilità. In questi mesi a Casale l’abbiamo sperimentato, si può fare.
“Tocca a me” è una delle frasi dell’Operazione Mato Grosso, sentila tua, sentila vera.
I più giovani la sentono e avrei piacere che in questo tempo in cui è difficile fare campi di lavoro potessero fare qualcosa nei Rifugi. Andranno aiutati a fare bene, ma c’è bisogno di favorirli e sostenerli.
E ritorno all’ inizio della lettera: un’aria diversa.
Penso che il virus ci abbia ricordato che la vita non è nelle nostre mani. La ricetta non è solo più scienza e più tecnologia. Ci servirà a qualcosa, ma non riempie il cuore. Ho visto un mare di solitudine in questi mesi,
l’incapacità di accettare ciò che non era in programma, il sentirsi orfani in questo mondo, lo spavento di non avere sicurezze.
Sogno che i Rifugi siano luoghi di calore umano, di gratuità, di comprensione. Piccole case che aprono grandi
spazi del cuore. E aprendoli agli altri si apriranno anche in te, caro gestore. Insieme al vaccino o forse ancor di
più, abbiamo bisogno di sentire che la vita è toccata da quest’altra aria, un’aria che parla di Cielo.
Buon servizio!
Don Marco